Non molto tempo fa, spulciando la rete in cerca di
consigli su qualche bel libro da leggere mi sono imbattuta in Valerio
Evangelisti e la sua saga dell'inquisitore Eymerich. Essendo uno scrittore italiano mi aspettavo il peggio, perché sono
piena di pregiudizi verso gli autori del mio paese, ma ho dovuto ricredermi.Dopo essermi procurata il primo libro dei dieci che compongono l'epopea di Eymerich, ne ho affrontato la lettura senza troppe aspettative e ho finito col recuperare in breve tempo tutti gli altri.
Nel corso della saga, in parallelo allo sfondo storico della metà del XIV
secolo nel quale vive e opera Eymerich, Evangelisti tratteggia scorci di futuro
poco rassicuranti, devastati da guerre ed epidemie, trasformando quello che
potrebbe sembrare un romanzo storico in un romanzo di fantascienza. Le eresie
combattute da Eymerich, sottoforma di fenomeni a dir poco paranormali, trovano
spiegazione pseudo - scientifica nelle storie parallele che si intrecciano con
le vicende dell’inquisitore.
Nicolas Eymerich da Gerona è un personaggio storico
vissuto realmente, dottore in teologia nato nel 1320 e morto nel 1399, fu
inquisitore generale d’Aragona e scrisse diversi trattati sull’argomento.
Evangelisti si riserva di raccontarci la sua vita,
romanzandone le gesta e tratteggiando il personaggio in maniera che ho trovato
geniale e coraggiosa, creando un personaggio difficile da amare.
Padre Nicolas è radicalmente convinto che Dio sia al di
sopra di tutto, estremamente rispettoso dei dogmi imposti dalla chiesa, ma
essendo disposto a tutto pur di soffocare le eresie, si ritrova a dover
infrangere questi dogmi senza riserve pur di portare a termine i suoi compiti,
cosa che lo rende un personaggio complicato, dal carattere molto difficile.
Non ama il contatto fisico e ama la solitudine, è sempre
brusco e scontroso ma se serve è capace di usare la diplomazia. Ha una fobia
incontrollata per gli insetti ed è spietato con i nemici della chiesa. Il suo
modo di ragionare pone dei dubbi al lettore, che si ritrova a chiedersi se
Nicolas agisca nel giusto oppure no, sacrifica vite di innocenti o elimina pericolosi
eretici? In ogni caso, difficilmente si ritrova a fare del male al prossimo in
prima persona, riconosce a fatica l’efficacia della tortura e preferisce
evitare di usarla se non è strettamente necessario, lasciando ad altri il
compito di eseguire materialmente le condanne.
Bisogna ricordare che si parla di inquisizione, e perciò cercare
di capire la mentalità di quel periodo storico, il più buio della storia della
chiesa.
Nonostante il personaggio possa risultare antipatico e
indigesto, io lo adoro. Lo adoro perché sembra privo di umanità, mentre invece
combatte con i suoi demoni interiori che gli fanno provare sentimenti
contrastanti e dubbi sul suo stesso operato. Ed Evangelisti è bravo a
caratterizzarlo, mostrando i suoi comportamenti ambigui al lettore. Inoltre
alcuni dei comprimari delle sue vicende sono simpatici e spezzano il clima
freddo che si crea intorno al personaggio, anche se alcuni possono apparire un
po’ stereotipati, come padre Corona, bonaccione e incapace di fare del male o
padre Bagueny, irriverente e ironico fino all’esasperazione.
Eymerich sulla cover del videogioco per PC a lui dedicato
La saga ha qualità altalenante, personalmente ho letto i
libri in ordine cronologico, diverso da quello di pubblicazione, e perciò ho
notato alti e bassi nella scrittura. Migliori i primi, mediocri quelli
pubblicati più di recente, ma nel complesso si tratta di letture piacevoli.
A volte però gli intermezzi ambientati in futuri più o
meno prossimi sembrano messi lì perché sì, perché Evangelisti doveva per forza
metterceli e hanno poco mordente, in altri casi sono pieni di infodump, ma nel
migliore dei casi mettono curiosità e spingono il lettore a proseguire. Anche
se penso che avrei letto Eymerich volentieri anche senza di essi, accettando
per buone le credenze religiose dei personaggi, capisco l’intento dell’autore
di legare gli avvenimenti accaduti nel XIV secolo con quelli accaduti in un
futuro distopico e poco rassicurante.
In ordine cronologico, il primo è “Nicolas Eymerich,
inquisitore”, che è anche il primo ad essere stato pubblicato nel 1994, poi Evangelisti
è andato un po’ a casaccio.
Questo l’ordine di
lettura, tra parentesi la data di pubblicazione:
C’è chi dice che Evangelisti doveva smettere dopo Mater
Terribilis, e che gli ultimi due pubblicati non sono granchè (“La luce di
orione” e “Rex tremendae maiestatis”), ma spesso non mi sono trovata d’accordo
con la blogsfera quindi vi dirò in breve cosa penso io dell’intera saga.
“Nicolas Eymerich, inquisitore” è un buon inizio, anche
se le parti scientifiche sono un po’ noiosette, il successivo “Il mistero
dell’inquisitore Eymerich” è quello che mi è piaciuto meno, discreto ma nulla
di più. Interessanti però le parti ambientate nel futuro. “Il corpo e il sangue
di Eymerich” è carino e inizia a fare luce sugli accadimenti immaginati da
Evangelisti per il futuro della terra nelle sue parti fantascientifiche. Dopo
questi tre non proprio entusiasmanti ero indecisa se proseguire o meno, mi
erano piaciuti ma non mi avevano fatto gridare al miracolo. Poi ho letto
“Cherudek”.
“Cherudek” mi ha fatta immergere completamente nel mondo
di Eymerich con un libro scritto benissimo, che coinvolge in tutte le sue
parti, sia quelle fuori dal tempo che quelle che riguardano l’inquisitore.
Bellissimo.
Dopo di lui ho letteralmente divorato i tre successivi,
spinta da una voglia di leggere e leggere ancora le avventure di Nicolas
Eymerich. E non sono rimasta delusa.
“Picatrix, la scala per l’inferno” mi è piaciuto quasi
quanto il suo predecessore, le parti fantascientifiche in questo episodio
dipanano ulteriormente i dubbi sugli accadimenti della terra futura, mentre la
storia parallela relativa alla tortura da parte dell’inquisizione di una
misteriosa donna fa luce sulla personalità di Eymerich in maniera più profonda,
rivelando nuove sfumature di questo bellissimo personaggio, che cresce e si
rivela libro dopo libro.
Il successivo “Mater terribilis” è stato molto criticato
dai fan di Evangelisti, ma a me è piaciuto molto. Le parti futuristiche però
sembrano messe un po’ per forza, mentre le vicende legate a Jeanne D’arc si
amalgamano perfettamente con quelle di Eymerich, di nuovo alle prese con
aspetti contrastanti della sua personalità e con il dualismo della sua anima.
Nel romanzo “Le catene di Eymerich” ritroviamo scorci
futuri e passati che gettano le basi per capire tutta la trama fantascientifica
costruita da Evangelisti, mentre l’inquisitore, sempre più spietato, combatte
con vecchi nemici che credeva sconfitti. Un buon romanzo, che mi è piaciuto
quanto i precedenti anche se non tocca le vette raggiunte da “Cherudek” o
“Picatrix”.
“La luce di Orione” è in effetti il punto più basso della
saga. Non fraintendetemi, non è così male, solo sembra scritto in modo diverso.
Sicuramente durante i cinque anni che lo separano dal precedente l’autore ha
cambiato un po’ il suo stile. La vicenda dell’inquisitore è lenta e fino a metà
romanzo succede poco o nulla. Si riprende verso il finale, che a mio avviso
salva un libro altrimenti mediocre. Le parti fantascientifiche riportano in
scena le vicende di un vecchio
personaggio piuttosto irritante, che s’intrecciano con alcuni scorci di quel
futuro di guerre e disastri predetto da Evangelisti.
Discorso molto diverso per “Il castello di Eymerich”, che
quasi raggiunge le vette toccate da “Cherudek”. Scorrevole e intrigante la
parte sull’inquisitore, di nuovo alle prese con il suo lato più umano, però un
po’ fiacche le parti di intermezzo, nonostante la loro importanza nell’economia
del romanzo. Nel complesso una buona lettura che apre la strada all’ultimo
capitolo della saga, “Rex tremendae maiestatis”.
Quest’ultimo, anche in ordine di pubblicazione, mette la
parola fine alle avventure di Padre Nicolas, mostrandoci inoltre scorci della
sua infanzia alternati a quelli di un lontanissimo futuro.
Il personaggio di Eymerich è invecchiato, ma ancora
determinato a sgominare le eresie con la sola forza della sua “armatura”,
ovvero l’abito che porta. In questo romanzo ritroviamo un Eymerich un po’ più
umano, evoluzione naturale visti gli avvenimenti accaduti in precedenza.
Un punto dolente: Evangelisti ci dice che sono passati
tredici anni dai fatti avvenuti nel libro “Il castello di Eymerich”, cioè quello
precedente in ordine cronologico. Ma c’è un errore! Il romanzo in questione è
ambientato nel 1369, dove Eymerich dice chiaramente di avere 49 anni. “Rex
tremendae maiestatis” è ambientato tra il 1371 e il 1372, ed in effetti
l’inquisitore afferma di avere 51 anni. Quindi in realtà sono passati solo due
o tre anni! Una dimenticanza dell’autore? Decisamente, e non me ne sono accorta
solo io. Il problema è che questa cronologia errata porta ad uno strafalcione
temporale che fa perdere di senso una parte importante della storia!
Molto male Evangelisti! Gli bastava spulciare il libro
precedente per verificare le date e non cadere in errore.
A parte questo erroraccio, il romanzo scorre come al
solito e conclude degnamente la saga, anche se sinceramente mi sarei aspettata
qualcosa di più, nel complesso non è niente male.
Eymerich è anche fumetto
E come mi è accaduto a volte in passato, chiudendo
l’ultimo libro di una lunga saga o anche solo di una trilogia, ho provato
nostalgia e commozione, pensando che era tutto finito. Padre Nicolas mi manca,
come mi mancano Druss la leggenda o Fafhrd e il Grey Mouser.
Quindi che dire? Evangelisti promosso. Se non lo avete
ancora letto ve lo consiglio, però non posso dire nulla sugli altri romanzi da
lui scritti, dato che mi sono limitata alla saga di Eymerich. Non escludo che
avvicinerò anche altri romanzi dell’autore bolognese, ma per ora mi fermo qui,
perché al di là dei miei pregiudizi ho apprezzato uno scrittore italiano e
tanto di cappello.
Alla prossima! Vi lascio con un pezzo dei Powerwolf che come al solito c'entra poco o nulla, ma mi pareva in tema.
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